Il 1° novembre 2005 l’Assemblea generale delle Nazioni Unite, con la risoluzione 60/7, ha stabilito che ogni anno, il 27 gennaio, venisse celebrata "la Giornata della Memoria", per commemorare le vittime dell'olocausto ed in onore di coloro che, a rischio della propria vita, protessero i perseguitati.
Perché il 27 gennaio?
Il 27 gennaio del 1945 le truppe sovietiche dell'Armata Rossa, guidate dal maresciallo Ivan Konev, arrivarono presso la città polacca di Oświęcim (Auschwitz) ed entrarono nel lager di Auschwitz scoprendo l'orrore del genocidio nazista.
Un orrore che non può e non deve essere in alcun modo dimenticato.
di Germana Sorrentino
Secondo il Museo dell'Olocausto di Washington il numero dei morti si aggirerebbe tra i 15 e i 20 milioni, considerando non solo le vittime dei campi di concentramento ma anche quelle dei ghetti, dei vari campi di prigionia, dei bordelli per i soldati tedeschi, delle "case di cura" e delle strutture in cui le donne ebree erano costrette ad abortire.
Sono passati 70 anni da allora, dall’arrivo dei sovietici ad Auschwitz e più in generale dalla fine della seconda guerra mondiale.
Oggi, ad Auschwitz, così come negli altri campi di concentramento, rimane indelebile il ricordo di quanto accaduto. Tutto ciò che resta in questi campi (baracche, forni crematori, camere a gas) è avvolto da un “assordante” e rispettoso silenzio e sembra avere una propria storia da raccontare, dalla quale trapela tutta la crudeltà umana.
Rivivere, con i propri occhi, quell’inferno è l’unico modo per comprendere quanto l’uomo, calpestando la dignità umana, si sia spinto oltre.
È dunque obbligo morale, non solo in occasione di tale ricorrenza, informarsi, riflettere e pensare, ma ancor più, chiedersi cosa, da allora, realmente sia cambiato.
Intolleranza, razzismo ed antisemitismo sono ancora fortemente radicati nella nostra società.
Riusciremo mai ad imparare dagli errori del passato?
NON C'E' MEMORIA SENZA CONOSCENZA!
Sono passati 70 anni da allora, dall’arrivo dei sovietici ad Auschwitz e più in generale dalla fine della seconda guerra mondiale.
Oggi, ad Auschwitz, così come negli altri campi di concentramento, rimane indelebile il ricordo di quanto accaduto. Tutto ciò che resta in questi campi (baracche, forni crematori, camere a gas) è avvolto da un “assordante” e rispettoso silenzio e sembra avere una propria storia da raccontare, dalla quale trapela tutta la crudeltà umana.
Rivivere, con i propri occhi, quell’inferno è l’unico modo per comprendere quanto l’uomo, calpestando la dignità umana, si sia spinto oltre.
È dunque obbligo morale, non solo in occasione di tale ricorrenza, informarsi, riflettere e pensare, ma ancor più, chiedersi cosa, da allora, realmente sia cambiato.
Intolleranza, razzismo ed antisemitismo sono ancora fortemente radicati nella nostra società.
Riusciremo mai ad imparare dagli errori del passato?
NON C'E' MEMORIA SENZA CONOSCENZA!